Cosa vuol dire Wabi Sabi
Wabi Sabi è una filosofia giapponese che vede la luce già nel XIV secolo, basata sul concetto di transitorietà e semplicità. Con Wabi si intende quindi la semplicità della vita nella natura, il silenzio, l’eleganza, mentre con Sabi si definisce la bellezza che accompagna l’avanzare dell’età. Un oggetto rotto o scheggiato non deve essere quindi considerato da buttare ma può essere, al contrario, valorizzato, proprio perché simbolo Wabi Sabi: bellezza imperfetta e incompleta. Da qui il profondo legame con la terra e il piacere delle cose semplici e autentiche, senza dover necessariamente desiderare altro per essere felici. Un concetto basilare che si traduce perfettamente nella scelta degli elementi di design Wabi Sabi, dai materiali ai colori. La semplicità e l’asimmetria delle lavorazioni in ceramica sono solo alcune delle tante idee di arredamento Wabi-Sabi.
Wabi Sabi arredamento e stile
Come per lo stile Japandi, anche l’interior style Wabi Sabi si sviluppa all’insegna della semplicità. Una volta posizionati in casa gli elementi essenziali, dal letto al divano, fino al tavolo, si procederà ad arredarla in stile Wabi Sabi. Oggetti artigianali, piatti antichi e ancor meglio scheggiati da appendere al muro, attrezzi da lavoro, ceramiche dai bordi irregolari, vasi in vetro soffiato, forme asimmetriche, irregolari, elementi grezzi e rustici. Tutti elementi facilmente reperibili in mercatini, laboratori di antiquariato o artigianato. E mentre la bellezza dell’imperfezione prende forma, l’attenzione all’uniformità degli elementi con l’ambiente neutro circostante assume sempre più un ruolo fondamentale proprio per evitare che il caos e il disordine prenda il sopravvento. I complementi da aggiungere possono essere tanti, insomma, ma la filosofia Wabi Sabi impone di non esagerare.
Caratteristiche dello stile Wabi Sabi
A differenza dell’architettura occidentale, che è in gran parte fatta di cemento e porta l’illusione dell’eternità, i templi e le case giapponesi sono stati ricostruiti molte volte, anche alterando il design originale.
Tradotto in un ambiente più casalingo, lo stile Wabi Sabi significa evitare il lucido, il perfetto e l’uniforme per un atteggiamento più esposto all’uso, al tempo, alle intemperie e dunque unico nel suo genere.
Tutti i pezzi di questo stile condividono un audace linguaggio geometrico e una sontuosa matericità tattile. Ricorda che dietro l’estetica c’è sempre l’etica, che a sua volta genera una sensazione di calma, evocata da elementi come mobili leggeri e forme organiche. Il recupero è una parte importante della progettazione. Si traduce in meno scelte di mobili “da catalogo” per preferire oggetti assemblati, ritrovati, riparati e ricollocati nell’ambiente stesso.
Il tempo diventa arte. La luce è protagonista, anche quando è buio o chiaroscuro. Mobili antichi o d’arte povera, emergono dal nulla per rafforzare le forme dell’architettura.
I Sassi di Matera, i trulli o i dammusi sono una location ideale per un’architettura di questo tipo.
I materiali Wabi Sabi
Pensando al profondo legame con la natura racchiuso nel significato Wabi Sabi, è facile pensare ai materiali che si prediligono in un arredamento Wabi Sabi. Il legno con le sue venature, la pietra con le sue forme irregolari, il lino dalla texture asimmetrica e la ceramica artistica. Carta grezza, bamboo, argilla, così come la terracotta per chi punta ad un look mediterraneo, completano il design Wabi Sabi. Tutti imperfetti nella loro perfezione.
Lo stile wabi sabi non è decorativo. Non lascia spazio a carte da parati, vetri e specchi usciti ieri dalla fabbrica. Non si può realizzare per una sola stanza, solo perché le altre sono già state arredate.
Invece questo stile:
- Veste lo spazio con fascino e suggestione
- Preferisce texture morbide al tatto e dall’elevata qualità estetica
- Mescola metalli arrugginiti, lamine d’oro, cemento a vista e pitture materiche
- Usa il legno invecchiato, non i laccati Ikea
- Usa tessuti e materiali opachi, non vetro e acciaio cromato
- Non ha paura a recuperare oggetti e arredi, seppur rotti o malmessi
- Usa il cemento grezzo
- Non utilizza faretti da stadio, luci psichedeliche o tagli led esagerati
- La luce naturale diviene protagonista indiscussa e i mobili sembrano essere scelti e disposti forse più come pretesto per valorizzarla
- Preferisce tessuti morbidi, in materiali naturali (cotone, iuta, lino, lana…)
- Non si ridipinge o si ripulisce dopo un tot. di anni. Le crepe, la patina del tempo vengono esaminate e trattate se necessario
- Genera spazi sofisticati e per niente banali, seppur minimali.
All’atto pratico ci sono materiali che si possono utilizzare o preferire rispetto ad altri.
I colori Wabi Sabi
Anche i colori rispecchiano lo stile minimalista dell’arte Wabi Sabi, seguendo la palette dettata dalla scelta dei materiali. Protagonisti assoluti sono quindi i toni neutri; al bianco naturale si preferisce abbinare il beige caldo, le sfumature della terra e quelle del grigio. Non si escludono anche il rosa e il verde salvia.
Ideal Work, Kerakoll, Matteo Brioni e Oltremateria producono soluzioni con esperienza in ambito edilizio e un occhio attento all’unicità di ciascun territorio.
Il risultato sono prodotti sani, puri e naturali, piacevoli al tatto, che permettono di avvicinarsi moltissimo alla resa estetica dello stile wabi sabi. Nel wabi sabi c’è una ricerca che parte da lontano, da chi vivrà la casa, dal suo modo di vedere il mondo e di rapportarsi con il tempo e le mode.
Armonia fuori e dentro: da Wabi Sabi a Jugen
Se quindi il Wabi Sabi potrebbe essere sintetizzato come la via giapponese a una vita perfettamente imperfetta, scoprire nell’imperfezione la bellezza delle cose sembrerebbe aiutare a raggiungere anche una tranquillità ed eleganza spirituale derivante proprio dalla felicità del risultato conseguito. Un concetto ben sintetizzato da un altro termine giapponese, Jugen, difficilissimo tra l’altro da definire. Yugen racchiude concetti come quiete ed incanto, ma soprattutto tranquillità nel cuore e nell’anima dell’uomo. Ma Yugen è anche equilibrio degli elementi visivi, che, una volta raggiunto, dà quasi l’impressione di essere in presenza di qualcosa di soprannaturale.
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