In questo post voglio illustrare, secondo il mio personale punto di vista, i trend in termini di spazi e lifestyle della casa del prossimo futuro. È curioso come la casa non sia soltanto pavimento e 4 tramezzi, ma esprima sempre di più un modo di essere, di vivere e di concepire il proprio nido. Il 2020 ha lasciato un segno indelebile nelle scelte di vita degli italiani. Diciamo che ci ha scottati, con i suoi avvenimenti imprevisti, e ci ha messo sull’attenti nel definire bene quello che è assolutamente necessario in casa e quello che riteniamo di poter inserire superfluamente in altre abitazioni, se verranno. È importante dire che c’è una netta distinzione tra chi è alle prese con la sua prima abitazione e chi è già alla seconda o terza casa nel corso della vita. Questi ultimi in genere hanno una famiglia affermata, due o più figli adulti con corrispettivi partner, hanno già arredi in possesso e una visione più orientata all’organizzazione e alla funzionalità. Come se dividessero idealmente la casa in due parti: una puramente estetica, di rappresentanza, e una super organizzata, con spazi funzionali e ibridi, pronti ad ogni evenienza. La camera ospiti, per fare un esempio, potrebbe diventare all’occorrenza una zona stiro oppure adatta ad ospitare una eventuale badante.
Le giovani coppie o i single hanno un approccio leggermente diverso. Innanzitutto comprano case di metrature ridotte, soprattutto se in zone urbane, poi sono più orientati verso la trasformabilità. “Se viene un figlio… se ne avrò invece due… se dovrò affrontare un periodo di homeworking… se cambio idea sulla seconda camera… se avrò bisogno di un armadio in più…”. Insomma, un’idea meno stigmatizzata dell’abitazione, che potrà declinarsi in diversi modi negli anni a venire.
Micro trend e altre ossessioni
Parlare di tendenze quando si tratta di case non è semplice. La casa mantiene sempre un profilo personale, per cui quello che piace a Tizio può non essere particolarmente entusiasmante per Caio e viceversa. È come dire che a tutte le ragazze stia bene quel maglione color cammello. Ad alcune, oltre a non abbinarsi bene con l’incarnato e i capelli, potrebbe persino non piacere il color cammello! La casa nel 2023 continuerà sempre ad esigere organizzazione. Questo a dimostrazione che ogni centimetro merita di essere progettato con stile perché, essendo nati in una generazione di fenomeni, compriamo troppe cose, siamo accumulatori cronici e l’idea di fare decluttering ogni 15 giorni è peggio di vivere un incubo. Organizzare bene i nostri abiti/oggetti/accessori (e per di più non farli impolverare) è il mantra da ripetere ogni giorno, mattina e sera. Questa ossessione, che al giorno d’oggi è limitata agli oggetti, tra qualche anno riguarderà il tempo. Non avremo tempo per fare nulla e avremo bisogno di chi ci organizzi le giornate e sia abile a portare a termine in maniera completa e precisa attività complesse come la ristrutturazione o la progettazione + esecuzione di una casa.
L’inflazione che fa paura
Nell’analisi dei trend è importante citare l’inflazione dell’ultimo periodo che ha fatto lievitare i prezzi praticamente di tutto. Senza spiegarne le ragioni, diciamo che in una ristrutturazione oggi si va più cauti, ecco. Si cerca di darsi un budget per ogni stanza, anche se però è facile disattendere le aspettative perché si è orientati al bello e, si sa, il bello ahimè costa. Non è più il tempo dello spendere e spandere. Ci saranno comunque sempre i più facoltosi che vedranno la casa come un investimento e l’esibizione di uno status sociale, ma sarà un approccio nettamente più limitato. Di sicuro per non venir fuori mezzi morti dalla guerra dei costi si opterà per soluzioni più versatili e easy. O quanto meno si sceglieranno materiali in grado di restare eleganti per anni e non essere troppo soggetti alle mode del momento, onde evitare di ristrutturare la casa dopo pochissimo. Si arrederà in modo più emozionale. Il ragionamento sarà: se devo investire del denaro per una casa, vorrei una casa che mi faccia stare bene ed esprima me stessa. Da qui deriva meno finzione e più originalità. Ad esempio, una base neutra con degli accessori di personalità sarà un approccio low budget interessante: costruire la casa mediante esperienze, cose di viaggi, ricordi di quello che si vuole, arte ed emozioni. Vogliamo circondarci di oggetti cari al cuore, e quindi se prima abbiamo facilmente buttato via la cassettiera della vecchia nonna, come se fosse una roba out, oggi la restaureremo e la trasformeremo in qualcosa di unico. Il vero artigianato è eterno, si tramanda di generazione in generazione e non viene sostituito da nuove tendenze.
I migliori interior trend del 2023: più spazi per sé
Il 2020 ha sconvolto anche il mondo del lavoro. I lavoratori del 2023 sono spesso ibridi e alternano periodi di home working a periodi in presenza. Questo vuol dire che l’abitazione, da qualche tempo ormai, deve essere in grado di accogliere anche un piccolo ufficio casalingo organizzato. Molti sicuramente cambieranno lavoro e la quotidianità non sarà sempre prevedibile. Il fatto di “portarsi il lavoro a casa” non sarà un’idea benevola per tutti. C’è chi soffre l’impossibilità di non staccare dallo stress, di essere sempre iperconnessi in un mondo in cui la connessione perenne porta frustrazione e malessere. Connessi sui social, connessi alle email, connessi alle cose da fare. Non c’è praticamente più tempo per se stessi. E allora uno dei trend che vedremo svilupparsi a partire dal 2023 è la creazione di uno spazio, anche piccolo, in cui fare switch off, in cui ritagliarsi uno spazio disconnesso per dedicarsi alla lettura, alla meditazione o ad un hobby. Insomma, in cui staccare da tutto e ritrovare il proprio tempo per lo star bene.
Speciale è meglio che commerciale
Una tendenza nuova, soprattutto tra chi si rivolge ad un architetto progettista di interni, è la ricerca di qualcosa di speciale in casa. Quello che voglio dire è che va bene utilizzare arredi commerciali, ma un paio di pezzi su misura, oppure qualcuno di recupero, riescono a donare quell’unicità alla casa che la rende assolutamente inimitabile. Da architetto mi capita spesso di riflettere e discutere con i clienti su cosa rende una casa “diversa dalle altre”. La risposta è proprio questa: è la personalità del committente, i suoi pezzi del cuore, il suo vissuto che rendono la casa particolare. Tutto quello che si trova in commercio nei negozi o online è parte di un gusto comune che le aziende definiscono a monte con i loro product designer. Questo non vuol dire che vada bene per tutti. Una casa non è un catalogo. Come il legno, come ad esempio il parquet, un’abitazione conserva una memoria storica che la può distinguere dalle altre. Sta a te renderla unica. Quell’aura di perfezione con tutti gli arredi acquistati da una stessa azienda, senza creatività, rende una casa copiabile e quindi un po’ banale. È vero che non tutti hanno arredi di recupero o la possibilità di fare un mix o di rivolgersi al falegname per pezzi su misura. E allora è bene lasciare un po’ di spazio all’incognita, ad un pizzico di improvvisazione, ad un elemento diverso dal consueto. Può essere anche solo un quadro. Ma che sia tutto tuo.
L’intelligenza artificiale cambierà il modo di vedere l’interior design e l’architettura?
L’ho sperimentato qualche giorno fa per la prima volta. Si tratta di Midjourney, l’intelligenza artificiale di Discord in grado di generare immagini renderizzate da prompt. Come funziona: tu scrivi nella stringa di comando una serie di parole chiave, persino partendo da un’immagine, e l’ai genera in automatico 4 immagini renderizzate che ti restituiscono un certo mood/disegno. Il risultato è strepitoso, non tanto per la facilità con cui viene generato, ma per la qualità del mood restituito. Ecco un esempio. Ho digitato le keywords “vasca freestanding, carta da parati, fiori, scuro” e, senza alcun tipo di modifica richiesta (cosa che si può fare), il pc ha banalmente generato in 30 secondi questo “render”.
Ovviamente non ho costruito alcun 3d né dato input di nessun altro genere. Non si tratta di un programma di renderizzazione, ma di una intelligenza artificiale che fa tutto da sé, sotto la digitazione di semplici parole chiave. Sicuramente si tratta di una versione beta, limitatissima su molti aspetti, ma mi sconvolge l’idea che un giorno, forse già quest’anno chissà, saremo in grado di “dialogare” con le macchine per generare architetture a cui non avevamo pensato. Oppure di restituire concept per gli interni totalmente nuovi, che poi dobbiamo saperci impegnare a realizzare. Oggi la generazione di immagini di architettura virtuale (render) è ancora ampiamente macchinosa e lunga e non alla portata di tutti.
Immagino già un progettista riuscire a generare 50 concept di interior design nel giro di un’ora e sottoporli al cliente per facilitare il processo decisionale. Si aprono mille prospettive, tra cui quella più tragica di un mondo senza architetti, se non saranno in grado di evolversi alle nuove tecnologie.
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